Fu menestrello
di amore alla vita quello
che cantò a favola
di sua nascita
quel "4 marzo del 43".
Del bel canto fu vero re
pur in canzoni di taverna
che madre sedicenne
esordì in ninna nanna.
Scelse Piazza Grande
a sua dimora
condivisa con i tanti
cui "santi
che pagano il pranzo
non ce n'è",
e il mare e le sue profondità
volle ricordare
al mondo come a guardare
abissi del cuore
e ai bimbi come nelle fiabe
attenzionò il lupo.
Ipotizzò l'anno che verrà
all'amico cui scrisse, che sarà
tre volte Natale
e festa tutto l'anno
ingenuo cantore
di gioia disilluse
dichiarando il doversi inventare
quante cose
per amare e colorare
grigior.
Volle cambiare il mondo con
l'amore
e suoi sogni sulla scia di un'elica,
inseguendo per buon uso Caruso
emigrante
e Orfeo incantante
con sue note la Terra
per strapparla alla guerra.
Vivace musica in ritmi sempre
nuovi:
amò affinché giovi
la melodia all'energia indomita
di sua passione.
Resta a consolazione
nel cuore in pianto
che suo canto
continua a distillare amore.
Fra' Domenico Spatola
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