senza coraggio
fuggivano da sorte
ch'era stata di morte
per loro Maestro
e senza più l'estro
per continuare stesso
messaggio.
Fuggitivi, speravano altrove di
non ritrovare
delusione
che il Cristo
morto in confusione
avea loro indotto.
Quando i pensieri si affollavano a
torto
Gesù in persona fece suo ingresso:
Egli era lo stesso
che Crocifisso aveva donato sua
vita e favore
e or con pudore
cercava il pastore
di ricondurre le pecore
dallo sbando
da quando a comando
missione sua inusitata
e disattesa
altra strada percorsa avea
incompresa dai suoi
che ancora non arresa da vedere
il Risorto perché senza più
speranza morto era lor cuore.
Il cammino pur lungo sembrò più
breve
perché Gesù
con suo parlare
più lieve rese fatica
e disagio infuso pur coraggio a
risanar l'oltraggio nel dono
dell'amore e del perdono.
A Emmaus villaggio
son pieni di coraggio
e ormai conquistati dall'ospite pur
strano
che di ogni brano
di sacra Scrittura
ha fatto lettura
che rende attuale
ideale
che vale
mentre or che il sol tramonta
cenare già conta.
Non vogliono da soli sedersi al
desco:
fresco è infatti il sermone del
Cristo ad amare
volgono a lui l'invito a restare. E
quando, seduti, inizia la cena
fu scena a lor occhi da sempre
nota:
è gesto d'amore che sol Gesù
concede ai suoi
sì che in loro si accende la vista
e scoprono nel gesto l'amor che
conquista.
Finito a stupore lo splendore
si chiedono già se il cuore prima
che la mente
non consentiva d'amare mentre
parlava.
Rifanno a ritroso il cammino
dove ormai non scontroso
è il gruppo divino
che Cristo Risorto
ha risuscitato e non più morto.
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: La cena di Emmaus, Veronese.
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