25 In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. 27 Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
28 Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».
Al rifiuto ideologico dei "sapienti e dottori della Legge", refrattari al suo messaggio, Gesù risponde con un'orazione di ringraziamento al Padre, perché si è tenuto nascosto agli intellettuali ossessionati dal legalismo giuridico, mentre si è manifestato ai "piccoli", che venivano sfiduciati dalle pretese meritocratiche di una Legge, che imponendo obblighi numerosi e non attuabili da tutti, causava diritti solo ai pochi privilegiati. I "piccoli" da Gesù invece avevano "imparato" l'amore gratuito e incondizionato del "Padre", il quale non chiede ai figli sacrifici ma di essere accolto, per condividerne la benevolenza in favore dell'umanità, assunta quale ambito della sua rivelazione. L'invito a "venire a lui" è perciò rivolto da Gesù agli "affaticati e oppressi" dalle norme eccessive ed esigenti, rese capaci di ostacolare l'incontro con Dio, relegato in zona irraggiungibile.
Risolutivo appare l'invito di Gesù a condividere il suo "giogo dolce e leggero", per assomigliargli nei sentimenti che lo caratterizzano: "miti e umili", gli stessi dei "piccoli fiduciosi in braccio alla madre" (Salmo 131).
Fra' Domenico Spatola
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